Napoli, 2 luglio 2018 – Svoltosi con successo il workshop organizzato dal Banco di Napoli, Gruppo Intesa Sanpaolo, per illustrare alle oltre cento aziende intervenute tutte le agevolazioni e i supporti finanziari messi in campo dalla banca per favorire lo sviluppo delle Zes, le Zone Economiche Speciali della Campania. All’incontro hanno partecipato
Francesco Guido, direttore generale del Banco di Napoli e direttore regionale di Intesa Sanpaolo per il Sud,
Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale,
Alessandro Panaro, responsabile “Maritime & Mediterranean Economy” di SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno),
Clelia Buccico, professore Associato di Diritto Tributario all’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Il 27 luglio, a Milano, un altro incontro sarà rivolto alle aziende clienti di Intesa Sanpaolo del Centro-Nord e dell’Europa.
Comunicato stampa
Delibera della Giunta Regionale n. 175 del 28.03.2018
Relazione Alessandro Panaro
Relazione Pietro Spirito
Intervista a Francesco Guido (Il Mattino - 30.6.2018)
Il Banco di Napoli e l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale, alla fine dell’anno scorso hanno firmato un accordo per assistere finanziariamente le imprese assegnatarie di appalti per le opere Portuali mediante l'anticipazione dei crediti certificati e gli altri supporti finanziari correlati all'impianto dei cantieri. L’accordo inoltre prevede soluzioni di consulenza, anche attraverso i desk specializzati del gruppo Intesa Sanpaolo, alle imprese candidate quali investitori nelle Zone Economiche Speciali, per l’elaborazione dei piani di investimento e della finanza di progetto necessarie. L’accordo consente una relazione di lungo periodo e di stretta collaborazione con le ADSP per sostenere le imprese che attorno ai sistemi portuali realizzeranno lavori di riqualificazione e potenziamento, nuovi insediamenti con nuovi posti di lavoro, crescita dei sistemi logistici a beneficio dei settori economici circostanti. L’obiettivo è sostenere la mission delle nuove ADSP del Mezzogiorno perché garantiscano al sistema manifatturiero del Meridione nuove e potenziate capacità di intercettare flussi commerciali internazionali, ampliando così i mercati di sbocco dei prodotti e delle eccellenze territoriali per trattenere, nel PIL del Mezzogiorno, quanto più valore aggiunto possibile. Per questi accordi il Banco di Napoli ha già messo a disposizione
un plafond di 1,5 miliardi di euro”.
Pietro Spirito, presidente della ADSP del Tirreno Centrale
: "La ZES campana può costituire un catalizzatore per far ripartire gli investimenti manifatturieri, potendo contare non solo sugli incentivi alla localizzazione, ma anche su condizioni logistiche che favoriscono la competitività nelle connessioni con i mercati internazionali. Per il successo di questo nuovo strumento di politica industriale sarà necessario un lavoro di squadra, che deve coinvolgere istituzioni, imprenditori, forze sociali, operatori finanziari. La zona economica speciale deve essere un ecosistema capace di attrarre investimenti produttivi, superando le difficoltà di contesto che hanno sinora caratterizzato le regioni meridionali".
Francesco Guido direttore generale Banco di Napoli e direttore regionale Intesa Sanpaolo:
“Le Zone Economiche Speciali rappresentano un’importante occasione di sviluppo dell’economia meridionale. Si tratta di un provvedimento in parte fondato su uno schema di incentivazione già utilizzato nel passato – quello del credito di imposta, in questo caso fino a 50 milioni di euro per ogni investimento – ma che è più significativamente incentrato sulla valorizzazione di una risorsa oggettiva del territorio, ovvero la portualità e la sua naturale proiezione verso il nord Africa e, attraverso il canale di Suez, verso i traffici con l’Asia. Non è una novità di poco conto perché, proprio traendo spunto dalle lezioni del passato, è auspicabile che il fattore decisivo di attrazione non sia quello dell’incentivazione fiscale, ma sia rappresentato invece proprio dalla riscoperta delle caratteristiche morfologiche e culturali del territorio. Disporre di porti come quello di Napoli e come quelli delle altre regioni meridionali, in un mare dove transita il 20% dei traffici mondiali, è un’evidenza assoluta che può rappresentare una leva di crescita molto importante se intorno a queste aree portuali si insediano le attività produttive che traggono beneficio da tale prossimità. È per questo fondamentale che il credito fiscale rappresenti il mezzo e non il fine, che diventi cioè pungolo di riflessione per visioni più ampie che valorizzino, dopo l’oggettività dei porti, anche l’oggettività delle nostre migliori tradizioni manifatturiere ed economiche.”
Le imprese che investiranno nelle Zes in Italia potranno avere: procedure semplificate per adempimenti burocratici e per l’accesso alle infrastrutture; credito di imposta in relazione agli investimenti effettuati pari al 50% per ogni progetto di investimento. Le aziende dovranno però mantenere l’attività nella Zes per almeno 7 anni. Fondamentale sarà il supporto degli enti pubblici territoriali e locali che dovranno contribuire a snellire in modo importante gli adempimenti burocratici ed amministrativi per le imprese. Importante anche la connessione tra le iniziative imprenditoriali ed il porto; le Zes sono ideate per favorire l’attrazione di investimenti che mettano a sinergia la logistica con il sistema manifatturiero. Diventerà importante la presentazione da parte degli organi preposti a gestire la Zes di un
Piano di Sviluppo Strategico che preveda le aree interessate, gli incentivi ed i settori da agevolare. Le
risorse finanziarie pubbliche complessivamente messe a disposizione ad ora ammontano a poco più di
200 milioni di euro.
Sintesi ZES – Zona Economica Speciale
Le Zes in Italia sono state istituite con L. 3 agosto 2017 n 123. Esse sono zone geograficamente delimitata e chiaramente identificata situata entro i confini dello stato costituita da aree adiacenti purché presentino nesso economico funzionale e che comprendano un’area portuale”.
Solo le regioni del Mezzogiorno possono presentare proposta di Zes ubicate dove siano presenti aree portuali.
Requisiti di base della ZES previste dal “Decreto Mezzogiorno”
- Essere in una Regione del Mezzogiorno;
- Comprendere almeno un’area portuale interessata dalla rete transeuropea dei trasporti;
- Prevedere incentivi in relazione alla natura incrementale degli investimenti delle imprese;
- Avere un PSS - Piano di Sviluppo Strategico;
- Specificare (eventuali) accordi o convenzioni quadro con banche ed intermediari finanziari;
- Avere il Soggetto per l’Amministrazione denominato “Comitato di Indirizzo” identificato.
Le imprese che investiranno nelle Zes in Italia:
- Avranno procedure semplificate per adempimenti burocratici e per l’accesso alle infrastrutture;
- Avranno un credito di imposta in relazione agli investimenti effettuati per l’acquisto di beni strumentali nuovi acquistati entro il 31 dicembre 2020, nella misura massima di 50 milioni. Stanziamento: 25 milioni di euro nel 2018; 31,25 milioni di euro nel 2019 e 150,2 milioni di euro nel 2020.
- Dovranno mantenere l’attività nella Zes per almeno 7 anni.
La Zona Economica speciale in Campania
Settori
Possono investire, nelle aree previste, settori manifatturieri
import e export oriented.
Devono essere imprese che hanno proiezione internazionale
via marittima.
Dimensione e fatturato delle imprese
- Non previsti limiti.
Zone con ambiti settoriali previsti
Zona |
Settori Manifatturieri |
Area Industriale napoli Est |
alimentare |
abbigliamento |
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Area Bagnoli Coroglio |
alimentare |
abbigliamento |
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Consorzio Asi Napoli - Agglomerato Nola Marigliano |
automotive |
aeronautica |
abbigliamento |
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Consorzio Asi Napoli - Agglomerato Pomigliano D'Arco |
chimica |
metalmeccanica |
abbigliamento |
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Consorzio Asi Napoli - Agglomerato Acerra |
chimica |
metalmeccanica |
abbigliamento |
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Consorzio Asi Napoli - Caivano |
metalmeccanica |
alimentare |
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Consorzio Asi Napoli - Casoria Arzano |
abbigliamento |
metalmeccanica |
packaging |
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Consorzio Asi Napoli - Agglomerato Foce Sarno |
cantieristica navale |
metalmeccanica |
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Consorzio Asi Caserta - Agglomerato Marcianise/San Marco |
chimica |
metalmeccanica |
alimentare |
elettronica |
Consorzio Asi Caserta - Aversa Nord |
abbigliamento |
metalmeccanica |
alimentare |
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Consorzio Asi Caserta - Agglomerato Industriale Salerno |
alimentare |
chimica |
legno |
cartotecnica |
Consorzio Asi Caserta - Agglomerato Industriale Battipaglia |
chimica |
metalmeccanica |
alimentare |
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Consorzio Asi Caserta - Agglomerato Industriale Fisciano/Mercato San Severino |
metalmeccanica |
alimentare |
chimica |
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Area PIP Nocera "Fosso Imperatore" |
alimentare |
metalmeccanica |
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Area PIP Sarno "Ingegno" |
alimentare |
metalmeccanica |
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Consorzio Asi Avellino - Agglomerato Valle Ufita |
chimica |
metalmeccanica |
alimentare |
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Consorzio Asi Benevento - Agglomerato Ponte Valentino |
metalmeccanica |
agro alimentare |
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Consorzio Asi Avellino - Agglomerato Calaggio |
metalmeccanica |
packaging |
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Consorzio Asi Avellino - Agglomerato Pianodardine |
automotive |
legno |
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Area Codola - Castel S. giorgio |
agro alimentare |
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Il valore delle principali filiere produttive campane
La Zona Economica speciale darà un ruolo di primaria importanza al sistema portuale campano che sarà catalizzatore di investimenti e coordinatore di sviluppo diffuso nella regione. Il meccanismo della ZES così come concepito darà impulso ad investimenti con il sostegno di incentivi finanziari e burocratici.
Si entra ora nella fase operativa dello strumento e quindi il porto con la collaborazione di tutti gli attori dello sviluppo del territorio sta effettuando un’azione intensa per mettere a conoscenza le imprese delle opportunità connesse ad investire nelle Zes.
In primo luogo le imprese avranno la possibilità di poter contare su una portualità diffusa ed al pieno servizio delle aree interessate l’Autorità di Sistema Portuale (ADSP) del Mar Tirreno Centrale infatti ha fatto segnare importanti risultati in termini di traffico, infatti riveste le seguenti posizioni:
2° in Italia per
Ro-Ro con 13,7 milioni di tonnellate (in crescita del 7,7% sul 2016);
4° per
rinfuse solide con 6,3 milioni di tonnellate (+1,7% sul 2016);
4 per traffico container con
964mila TEU (in crescita a doppia cifra: +10,6% sul 2016);
6° AdSPper
traffico complessivo con 37,4 milioni di tonnellate (+5,4 sul 2016).
Il sistema portuale è dunque il volano principale dell’economia campana e rappresenterà l’asse portante della ZES campana. La costituzione della
ZES consentirà infatti di coniugare al meglio la potenzialità produttiva regionale con la logistica e la proiezione internazionale della regione.
Le realtà produttive che saranno individuate ed avranno priorità ad investire nella ZES saranno quelle maggiormente orientate alle esportazioni, in Campania in particolare vi sono le filiere Agroalimentare, Abbigliamento-Moda, Automotive, Aeronautico e Bio-Farmaceutico (4A e Pharma) che assumono rilevanza non solo per il peso economico sull’economia interna e per il contributo al sistema economico meridionale, nazionale ed internazionale, ma anche per l’elevato effetto indotto che generano. Secondo gli studi di SRM:
- Il 50% del valore aggiunto manifatturiero in Campania è infatti generato dalle filiere 4A e Pharma, mentre nel Mezzogiorno il 43,6% e in Italia il 31,2%. Si tratta di 4,3 mld di €, il cui peso sul dato nazionale è del 5,9% mentre su quello meridionale è del 34%. Si contano 11.839 unità locali, pari 29,4% del Mezzogiorno e 84,5 mila addetti, il 33,8% del dato meridionale.
- Inoltre l’export di queste filiere è di 6.019 mln € con un peso sul dato meridionale (29%) e nazionale (3,9%) maggiore rispetto alla media manifatturiera (22,2% e 2,3%). Ciò dimostra la maggiore internazionalizzazione e, quindi, la maggiore partecipazione della Campania alla supply chain internazionale di queste produzioni.
- Al contributo diretto della Campania alla forza del Made in Italy si aggiunge il contributo attraverso le “filiere lunghe” mediante il quale il territorio campano accresce la propria rappresentatività. Le esportazioni interregionali ammontano a 8.449,2 mln di euro (38,9% del Mezzogiorno e 5,4% dell’Italia), a fronte di 6.019 mln di export estero. Ciò significa che per ogni euro che va all’estero se ne aggiunge più di un altro (1,4) destinato nel resto del Paese. Le importazioni interregionali delle suddette 5 filiere campane ammontano invece a 13.360 mln di euro (il 25,7% del Mezzogiorno e l’8,6% dell’Italia).
- Sono quindi filiere lunghe che si sviluppano da Nord a Sud e larghe, soprattutto per i mercati di destinazione che sono prevalentemente meridionali. Mentre in alcuni casi i legami riguardano specializzazioni produttive analoghe e complementari in termini di filiera, in altri la rilevanza della regione di arrivo delle merci è dettata dalla presenza di infrastrutture, come i porti, per l’esportazione. Un rafforzamento della logistica interna potrebbe peraltro evitare per alcune regioni l’utilizzo di porti extra-area.
- Per effetto delle interdipendenze di filiera, 100 euro di investimento nel settore manifatturiero campano producono un effetto a cascata su tutta l’economia nazionale di 460 euro (76 effetto endogeno e 284 effetto esogeno), con un moltiplicatore quindi pari a 4,6. Il moltiplicatore sale a 5,59 se si considerano le filiere 4A+Pharma.
I principali numeri delle filiere 4A e Pharma: confronto Campania e Mezzogiorno
|
Valore Aggiunto mln € |
Export mln € |
Unità locali |
Addetti |
|
CAMPANIA |
Alimentare |
1.748 |
2.624 |
6.293 |
34.523 |
Abbigliamento-moda |
1.072 |
1.054 |
5.293 |
28.976 |
Aeronautico |
816 |
922 |
58 |
7.334 |
Automotive |
499 |
493 |
149 |
11.861 |
Farmaceutico |
200 |
926 |
46 |
1.779 |
4A e Pharma |
4.334 |
6.019 |
11.839 |
84.474 |
|
MEZZOGIORNO |
Alimentare |
5.610 |
5.034 |
27.434 |
123.946 |
Abbigliamento-Moda |
2.588 |
2.328 |
12.183 |
67.603 |
Aeronautico |
1.020 |
1.549 |
96 |
11.887 |
Automotive |
2.815 |
8.490 |
485 |
41.523 |
Farmaceutico |
696 |
3.242 |
106 |
5.235 |
4A e Pharma |
12.729 |
20.643 |
40.304 |
250.194 |
Fonte: elaborazioni e stime SRM su dati Istat