Le politiche economiche espansive di matrice europea volte ad attenuare gli effetti delle più recenti crisi (pandemica, bellica ed energetica) hanno, negli ultimi anni, inevitabilmente inciso anche sulla finanza pubblica territoriale, soprattutto attraverso il piano straordinario di investimenti pubblici che ha portato a un consistente aumento della spesa in conto capitale.
Ciononostante, persistono gli squilibri territoriali, anche se il gap tra Nord e Sud tende ad attenuarsi, mentre aumentano le diseguaglianze all’interno delle due macro-aree.
Oggi siamo, tuttavia, alla vigilia di una nuova fase, nella quale si imporrà il ritorno a un consolidamento dei conti pubblici, come prefigurato dal piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, formulato dall’Italia nel quadro della nuova governance economica europea.
In questo contesto, il Rapporto sulla Finanza territoriale, giunto quest’anno alla sua ventunesima edizione, propone come di consueto contributi di analisi degli assetti di finanza pubblica. La prima parte del Rapporto, introdotta da Emma Galli, esamina i più recenti andamenti congiunturali della finanza di Regioni e Comuni. La seconda parte, introdotta da Giovanna Messina e Pietro Tommasino, si sofferma su alcuni tra i temi di policy di maggiore attualità.
La necessità che il quadro analitico fa emergere è quella di accelerare nel percorso di piena attivazione dei meccanismi perequativi – infrastrutturali, di servizi e di performance amministrativa – per favorire la crescita del Paese e scongiurare il rischio di perpetuare un circolo vizioso nel quale i territori più vulnerabili siano ulteriormente penalizzati da dinamiche demografiche avverse.
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